Ma la fantasy è di destra?

(di Dario Fertilio)

Ci deve essere una segreta ragione che spinge gli amanti del fantastico a dividersi in due schiere: quelli che prediligono le astronavi e quelli che stanno con i draghi. I primi scelgono la fantascienza, un mitico futuro; gli altri la fantasy, un altrettanto leggendario e imprecisato passato.

E' in questa seconda categoria che dobbiamo collocare un grande, benchè da noi poco noto, autore di "thriller soprannaturali", di nome Charles Williams. Per comprendere con chia abbiamo a che fare, basterà collocarlo al posto che gli compete: al centro di quell'irripetibile sodalizio letterario che furono gli Inklings. Così con questo appellativo che in inglese evoca al tempo stesso idee abbozzate e passione per l'inchiostro, scelsero di chiamarsi personaggi come John Ronald Tolkien, famoso in tutto il mondo come autore del ciclo eroico Il Signore degli Anelli; Clives Staples Lewis, quasi altrettanto noto da noi per una specie di diario diabolico, le Lettere di Berlicche, dà una magistrale interpretazione cinematografica del personaggio l'attore Anthony Hopkins in Viaggio in Inghilterra); Owen Barfield, filosofo occultista rimasto sempre ai margini della notorietà; e infine proprio lui, Charles Williams, anch'egli finora ingiustamente trascurato al di fuori dell'Inghilterra.

Ma oggi giustizia comincia ad essere fatta, e infatti viene pubblicato il suo primo romanzo (a detta di T.S. Eliot anche il più bello) che già nel titolo è tutto un programma: War in Heaven, Guerra in cielo. Al centro dell'avventura, lo scontro all'ultima maledizione tra una banda di satanici adoratori del diavolo, guidati da un malvagio stregone, e un drappello timorato di Dio che si riconosce in un piccolo, angelico arcidiacono anglicano, un incrocio fra don Abbondio e Smiley, l'agente del controspionaggio tanto caro a Le Carrè.

Che dire di questo thriller metafisico, differente da qualsiasi altra cosa che gli appassionati della fantasy possano aver conosciuto? Anzitutto il romanzo emana uno strano profumo; si sente che l'eccentrico autore è un uomo di fede, benchè il suo cristianesimo sia del tutto particolare. Williams non solo crede veramente al paradiso e all'inferno, ma anche alle loro visioni terrene: la santità e la magia nera. Quando rappresenta i fantasmi, o descrive gli incubi che annunciano un sabba satanico, Williams sembra ricoprire di un tenue velo romanzesco quelli che sono i suoi autentici incubi.

Su di un piano più letterario, Guerra in Cielo sgomenta e spiazza tutte le aspettative. Comincia come un giallo tradizionale, con tanto di delitto insolubile, punta progressivamente verso l'orrore e si svela infine, ad un ritmo sempre più incalzante, per quello che realmente è: un'avventura fantastica destinata a raccogliere il plauso e l'ammirazione degli altri Inklings, nonchè dei lettori di oggi.

Non è difficile immaginare la scena, evocata dal libro che Humphrey Carpenter ha dedicato alla compagnia dei letterati (ed è proposto anch'esso dalla Jaca Book): Tolkien, Lewis e gli altri si ritrovavano ogni giovedì sera a Oxford, nelle stanze del college forse più prestigioso del mondo, per leggersi reciprocamente e commentare i loro ultimi scritti. Nella seconda metà degli anni Trenta, e poi durante la guerra, mentre il resto del mondo contava i morti, impazziva per la paura dei bombardamenti e seguiva sulle carte geografiche i progressi di Hitler, i nostri eori disquisivano di fate, coboldi e folletti, bevevano birra, si accapigliavano sulle metafore, traducevano le antiche saghe vichinghe.

Accomunati dalla fede cristiana (non però uniforme, perchè alcuni cattolici ed altri anglicani), compatti nel respingere tutte le seduzioni della modernità politica e letteraria, i nostri Inklings devono essersi estasiati non poco nel seguire gli sviluppi della Guerra in Cielo. Ma anche noi, lettori meno colti e più disincantati, oggi dobbiamo inchinarci alla fresca, fanciullesca inventiva di Williams. E possiamo riconoscervi temi letterari paralleli a quelli di Tolkien: gli anelli del potere corrispondono al calice del Santo Graal; l'Arcidiacono è il buon mago Gandalf; Lionel assomiglia all'eroe casalingo Frodo; Gregory a un Cavliere Nero; l'Oscuro Signore Sauron è qui interpretato dal Diavolo in persona. Persino lo scontro fra l'Inghilterra e il tenebroso Oriente echeggia un tema caro a Tolkien, nonchè a tutti coloro che hanno cercato di strumentalizzarlo politicamente identificando l'Impero del Male con quello sovietico.

Così veniamo ricondotti al problema iniziale: quello del giudizio politico sugli Inklings, e in generale su tutta la cultura fantasy. E' innegabile che Williams e i suoi amici oggi sarebbero considerati di destra. Se poi il pessimismo del futuro appartiene al conservatorismo, essi furono senz'altro conservatori. Non fascisti, tuttavia, come dimostrano le loro biografie e il loro rifiuto di Hitler.

E gli amanti della fantasy? E' sufficiente sognare draghi e Graal per essere catalogati a destra? No di certo: perchè il passato amato dagli Inklings valeva in quanto luogo inesistente. Proprio come i mondi futuribili della fantascienza.

Da Il Corriere della Sera del 4 gennaio 1995

 

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