RACCONTI DI PIETROBURGO
"I Racconti di Pietroburgo costituiscono un momento fondamentale nella storia di Gogol: la vita della capita, nelle sue viscere, nei suoi misteri, nelle sue pene, con tutti i suoi problemi, viene affrontata e narrata dallo scrittore, che ormai ha lasciato il fantastico del folklore ucraino, ed evoca altre forme del fantastico, in cui il reale é presente in forma struggente, angosciosa, anche quando i personaggi sono puramente comici e fatui. Ma esprime le proprie profondità drammatiche e terribili, nei personaggi che sono schiacciati dalla vita, e primo fra tutti, il povero Akakij Akakievic Basmackin." Eridano Bazzarelli
Ne I Racconti di Pietroburgo sono raccolti i racconti:
Prospettiva Nevskij
Il ritratto
Il diario di un pazzo
(Copyright 1998 Cristian Filagrossi)
La trama in breve
L'assessore collegiale Kovalev si sveglia un bel mattino senza naso, e pensa che sia stato il diavolo in persona a rubarglielo. In realtà il naso si è semplicemente staccato dal suo padrone, gettandolo nello sconforto (lo sconforto è dovuto al fatto che senza il suo naso l'assessore non può più frequentare quella società che tanto gli piaceva, non può più andare alle feste e corteggiare le giovani signorine), e adesso va in giro per la città tutto solo, vestito da alto funzionario con un cappello con piume da ambasciatore. Alla fine tutto si risolverà nel migliore dei modi ed il naso così come era scomparso riapparirà al suo posto.
Pubblicato per la prima volta sulla rivista Sovremennik (Il Contemporaneo) nel 1836. Il racconto era introdotto da una brevissima nota di Alexander Puskin, che fu dei primi a riconoscere in Gogol un vero e proprio genio, egli scrisse: "Gogol si è a lungo rifiutato di far pubblicare questo divertimento, ma noi vi abbiamo trovato tanto di inatteso, di fantastico, di allegro, di originale, che l'abbiamo convinto a consentirci di condividere con il pubblico il piacere che ci ha procurato il suo manoscritto".
In realtà Gogol aveva iniziato a scrivere il racconto molto prima della sua pubblicazione, intorno al 1830, negli anni in cui cioè in tutta Europa andava di moda scrivere dei divertissement che avessero come oggetto il naso. E' del 1831, ad esempio, l'Elogio del naso dello svizzero Heinrich Zschokke. Altre analogia con scrittori e libri di questo periodo è costituita dal tema del doppio, come non pensare al romanzo di Dostoevskij Il sosia o andando un pò più lontano al racconto di Poe William Wilson, che però nel racconto di Gogol si stabilisce con l'antitesi tra l'assessore Kovalev, che, privato del suo naso, ha vergogna di uscire da casa, ed il naso stesso che invece se ne va tutto tranquillo per la città, vestito da funzionario dello Stato.
(Copyright 1998 Cristian Filagrossi)
La trama in breve
E' la storia di un impiegato mite e remissivo, che come unica ragione di vita il suo lavoro, deriso dai colleghi, che viene derubato del cappotto, appena comprato dopo lunghi e faticosi sacrifici. L'indifferenza e l'egoismo degli altri lo finiranno, ma egli si vendicherà, dopo la sua morte, andando in giro, come fantasma a terrorizzare tutti coloro che portano un cappotto.
"Una volta fu raccontato in presenza di Gogol l'aneddoto di un povero impiegato, grande appassionato di caccia, che, con straordinarie economie ed enormi e intense fatiche in aggiunta al suo impiego, aveva accumulato la somma sufficiente per comprare un buon fucile Lepage da 200 rubli. La prima volta in cui, sulla sua barca, si era avventurato per il golfo della Finlandia a caccia,, poggiato il prezioso fucile accanto a sé a prua, fu preso, per sua stessa ammissione, da un improvviso stordimento e rinvenne solo quando, dopo aver guardato a prua, non vide il suo nuovo fucile. Questo era stato trasportato nell'acqua da un fitto canneto attraverso il quale egli era passato, e tutti gli sforzi per trovarlo furono inutili. L'impiegato tornò a casa, si mise a letto e non si alzò più: aveva una febbre da cavallo. Solo una colletta dei suoi colleghi, che erano venuti a sapere del fatto e gli avevano comprato un nuovo fucile, lo ridestò, ma egli non poté mai rammentare quel terribile evento senza che sul suo volto comparisse un pallore mortale... Tutti, sentendo tale aneddoto risero, eccetto Gogol, che lo ascoltò corrucciato ed abbassò il capo. L'aneddoto fu la prima idea del suo bizzarro racconto Il Cappotto, e questo nacque nel suo animo quella sera stessa".
Così P. Annekov narra un simpatico aneddoto sull'origine de Il Cappoto. Molto probabilmente Gogol ascoltò veramente, tra il 1833 ed il 1836, il racconto dell'impiegato che aveva perso il suo fucile nuovo non appena lo aveva comprato, ma è anche vero che non si può ricondurre la genesi del racconto semplicemente a questo aneddoto. Ne Il Cappotto infatti ritroviamo alcuni aspetti costanti dell'opera gogoliana, prima di tutto la descrizione e la denuncia di un sistema burocratico rigido e classista come era quello russo, che annientava inesorabilmente la libertà individuale e da cui lo stesso Gogol, ricordiamoci infatti che egli stesso era un impiegato come il protagonista del racconto (Akakij Akakievic), si sentiva fortemente oppresso.
Gogol lavorò alla stesura di questo racconto in ben quattro riprese. La prima versione che portava il titolo di Storia di un impiegato che rubava cappotti fu scritta nel 1839 a Marienbad, dove lo scrittore russo soggiornò dall'8 luglio all'8 agosto, sotto dettatura da Pogodin, amico dello scrittore. In questa versione il personaggio non ha ancora il nome di Akakij Akakievic e prevale soprattuto la vena comica della scrittore. La seconda versione fu invece scritta a Vienna, a settembre, e in essa fu aggiunto l'episodio della nascita del protagonista che appare con il nome di Akakij Akakievic Tiskevic (questo ultimo nome deriva probabilmente dall'avverbio tiskom= senza farsi notare). La terza versione fu scritta nel novembre dello stesso anno a Pietroburgo, in essa si verifica un cambiamento di tono, da un atteggiamento comico, come era nella prima e nella seconda versione si passa ad un tono patetico. La quarta ed ultima versione, quella definitiva, fu invece completata a Roma tra il febbraio e l'aprile del 1841, in questa il cognome del protagonista viene cambiato da Tiskevic a Basmackin che come lo stesso Gogol dice nel racconto deriva dal termine russo basmak che significa scarpa.
LE PARTI PIU' BELLE
L'origine del nome Akakij Akakievic
: "....Il suo nome era Akakij Akakievic. Forse al lettore sembrerà un pò bizzarro e ricercato, possiamo garantire che non lo avevano per nulla cercato, ma erano accadute circostanze tali, per cui non si era potuto assolutamente dargli un nome diverso: ecco come si sono svolti i fatti. Akakkij Akakievic venne alla luce, se solo non mi tradisce la memoria, nella notte del 23 marzo. La madre, donna generosa e moglie di un funzionario, si dispose, come era usanza, a battezzarlo. La madre era ancora nel letto di fronte alla porta, alla sua destra stavano il padrino, Ivan Ivanovic Eroskin, che era capoufficio al senato, e la madrina, moglie di un ufficiale di quariere e donna virtuosa, Arina Semenovna Belobrjuskova. Alla puerpera proposero di scegliere tra questi tre nomi: Mokkij, Sossij, o ancora di chiamare il bambino Chozdazat. "No" pensò la buonanima "che razza di nomi". Per farla felice allora aprirono il calendario in un'altra pagina ed uscirono i tre nomi: Trifilij, Dula e Varachasij. "Che castigo" disse la vecchia "che razza di nomi: finora non li avevo neppure mai sentiti. Va bene forse Varadat o Varuch, ma Trifilij e Vachasij!" Ancora una volta girarono il calendario e uscirono: Pavsikachij e Vachtisij. "Be ora mi rendo conto" disse la vecchia " che è il suo destino. Ma se è veramente così, allora è meglio che si chiami come suo padre. Il padre era Akakij, sia Akakij dunque anche il figlio". E fu così che nacque Akakij Akakievic. Il bambino fu battezzato: durante il rito si mise apiangere e fece una smorfia come se già presentisse che sarebbe diventato consigliere titolare. Ecco dunque in che modo andarono le cose...."